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CURIOSITA’ E LEGGENDE

CARPI ... o CAPRI?
Forse qualcuno si ricorderà ancora del simpatico episodio che nel luglio del 2009 ha avuto come protagonisti due turisti svedesi, entrambi sulla cinquantina i quali, avendo deciso di trascorrere qualche giorno al mare, erano partiti da Venezia per recarsi sull’Isola di Capri. Per trovare la strada giusta, si erano affidati al proprio navigatore satellitare, certi di arrivare così a destinazione nel minor tempo possibile. Peccato però che non avessero fatto i conti con l’insidioso spelling della lingua italiana. Infatti, al momento di digitare il nome della destinazione (CAPRI) qualcosa è andato storto e la P e la R si sono evidentemente cambiate di posto, originando come destinazione la città di CARPI. Nonostante all’orizzonte non ci fosse nemmeno l’ombra di un gabbiano, fra le altre cose che possono caratterizzare un panorama isolano, la coppia era realmente convinta di essere arrivata sulla splendida isola dei Faraglioni e così, parcheggiata l’auto, si è diretta a piedi all’ufficio turistico comunale per chiedere informazioni per visitare la “Grotta Azzurra”. In un primo momento l’operatore ha pensato che i due fossero alla ricerca di una pizzeria, che per altro a Modena esiste e fa anche un’ottima pizza ma, dopo qualche minuto, è stato invece chiaro che i due svedesi erano convinti di trovarsi al largo della costiera amalfitana. Superato lo shock da disorientamento, i due hanno poi spiegato di essere partiti di buon mattino da Venezia alla volta di Capri e di essersi affidati al proprio navigatore satellitare. Ma qualcosa non ha funzionato e dopo ben sette ore di viaggio, si sono ritrovati a Carpi, così stanchi e provati da non accorgersi nemmeno di non essere saliti su nessun battello per raggiungere la costa di quella che credevano essere un’isola. Dopo aver fatto un giro nella bellissima Piazza Martiri, si sono rimessi in viaggio, questa volta facendo molta attenzione a digitare tutte le lettere nel giusto ordine!
... e, per la cronaca, nel corso delle Fiere Sportive di quest’anno, numerosi maratoneti stranieri ci hanno fatto i complimenti perché, a lor dire, organizzare la Maratona d’Italia su un percorso lineare di 42 che si sviluppa su un’isola così piccola come CAPRI ... non è certamente impresa facile!
DA ALBERO A CITTA’
Una leggenda narra che Astolfo, Re dei Longobardi, fosse solito andare a caccia con il suo fedele falcone tra foreste intricate e umide paludi. Un giorno lanciò il suo falco all'inseguimento di una preda, ma dopo poco l'animale scomparve nel fitto bosco. Lo cercò disperatamente in ogni luogo, ma senza successo. Decise, allora, di fare un voto: se lo avesse ritrovato avrebbe fondato una città e una chiesa dedicata alla Madonna. Finalmente dopo numerose ricerche lo vide appollaiato sul ramo di un enorme albero di carpine. Fu allora che il re decise che avrebbe chiamato la città Carpi, dal nome dell'albero e lì avrebbe costruito la pieve di Santa Maria in Arce, conosciuta come La Sagra e situata in quello che è oggi è appunto denominato, Piazzale Re Astolfo, a ridosso di Piazza Martiri.
LA LEGGENDA DEL TORTELLINO
Sull'origine di questo piatto, originario di Bologna e di Modena, esistono diverse leggende. Una tra queste fa nascere questo piatto a Castelfranco Emilia ad opera del proprietario della locanda Corona, il quale, sbirciando dal buco della serratura della stanza di una nobildonna sua ospite e rimasto tanto colpito dalla bellezza del suo ombelico, volle riprodurlo in una preparazione culinaria.Un'altra variante della storia trae spunto dalla "Secchia rapita" del Tassoni e racconta di come ai quei tempi, una sera dopo una giornata di battaglia tra bolognesi e modenesi, Venere, Bacco e Marte trovarono ristoro presso la locanda Corona. La mattina seguente Marte e Bacco si allontanarono dalla locanda lasciando Venere dormiente; questa, al risveglio, chiamò qualcuno e il locandiere che accorse la sorprese discinta e rimase tanto impressionato dalle sue splendide forme che tornato in cucina con ancora in testa ciò che aveva visto, strappò un pezzo di sfoglia, lo riempì e ripiegò dandogli la forma dell'ombelico della dea.
FLEXUM: IL VILLAGGIO SCOMPARSO
Nella mitica selva Lovoleta, situata in una non precisata zona della bassa tra Carpi e Mirandola, esisteva, tra il IX e il XII secolo un ricco e fiorente villaggio, Flexum. Fondato dai Longobardi era forse il più importante della zona. I suoi abitanti coltivavano la terra ma, come avveniva nell’Alto Medioevo, traevano la maggior parte del loro sostentamento dal bosco cacciando animali selvatici, allevandovi maiali allo stato brado, raccogliendo radici, frutti, erbe, funghi. La selva Lovoleta era stata a loro assegnata dai re Longobardi e i loro diritti erano stati confermati in seguito. Ma un bosco così importante interessava anche ai monaci di Nonantola che sostenevano, documenti alla mano, il loro diritto di proprietà.La causa andò avanti con alterne vicende fino a che, esasperati un giorno a Reggio Emila gli abitanti di Flexum bastonarono il messo imperiale che aveva dato ragione ai monaci. Flexum fu distrutto e del paese si è persa ogni traccia se non quelle sui documenti. Ancor oggi però, nelle notti di nebbia, tra Carpi e Mirandola molti automobilisti raccontano di avere attraversato un villaggio medioevale dai fieri abitanti. Molti dei falsi documenti dei monaci sono conservati a Nonantola, ma anche la biblioteca estense ha un ricco patrimonio di documenti testimonianti le concessioni imperiali a modenesi.
LO SGABELLO DEL BOIA
Nella navata centrale del Duomo di Modena, esattamente sulla colonna che sta di fronte al pulpito c’é un piccolo sgabello di legno, murato nella colonna e chiuso da un antico lucchetto.Si tratta della “Seggiola del Boia”. Per capire cosa fosse e perché il boia dovesse avere una sua sedia nel Duomo bisogna che noi ritorniamo indietro nel tempo cercando di capire come vivevano gli antichi modenesi. Nei tempi passati quando non esistevano radio, cinema e televisione le funzioni religiose oltre che momento di devozione rappresentavano uno dei pochi spettacoli per i cittadini. Questo valeva tanto di più quando un predicatore affermato, magari proveniente da altre città, teneva le sue omelie nella Cattedrale. Le famiglie più nobili e i ricchi borghesi avevano i banchi di famiglia riservati: gli altri si accalcavano nelle navate fino a colmarle.Avere il privilegio di uno sgabello riservato, di cui si possedeva la chiave era un privilegio notevole, oggi diremmo uno status symbol importante. Poiché il mestiere del boia era, anche allora disprezzato, questi privilegi, oltre ad una forte paga servivano a convincere qualche cittadino ad intraprendere quella professione non certamente allegra.
LA LEGGENDA DELLA DAMA BIANCA
Un'altra, antica, leggenda racconta, invece, di un fantasma nella torre medievale detta del Passerino, nel castello di Carpi. Abitata, nei secoli passati, da una bellissima dama che fu moglie di uno dei signori Pio che governava la città. Un giorno, purtroppo, il marito della bellissima donna, accecato dalla rabbia e dalla gelosia, in uno scatto d'ira, uccise la giovane donna trascinandola per i capelli e spingendola giù dalla finestra più alta della torre. Da allora, si dice che il fantasma della Dama Bianca, la bella giovane uccisa dal signorotto del castello, vaghi in cerca di vendetta e si aggiri ancora, dopo tanti secoli, nei luoghi della sua esistenza terrena, mostrandosi di tanto in tanto, di notte, ai discendenti della famiglia Pio per presagire disgrazie e sventure. Tutt'oggi c'è chi giura di aver visto la Dama Bianca aggirarsi tra le stanze del castello, in prossimità delle finestre che danno sulla piazza, nelle notti di luna piena o in quelle di luna nera.

 








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